giovedì 18 marzo 2010

Capitolo 1°



Da qui voglio cominciare a raccontare la mia storia, da questo piccolo paesino della Bolivia a circa 2000m di altitudine sul livello del mare. Mi chiamo Giosuè Cuso e sono un prete missionario. Sono stato consacrato a Padova, una città del Veneto e il mio ruolo di presbitero è cominciato a Vicenza, un’altra cittadina della stessa regione. Ma per raccontarvi questa avventura, voglio così definirla perché per me è veramente tale, è utile tornare indietro fino a un mese fa, affinché capiate meglio l’intero sviluppo della storia. Eravamo rimasti alla mia investitura; a Vicenza ricevetti il mio primo incarico anche se ero solo un semplice subordinato ad un mio collega più anziano. Un giorno ero in consiglio pastorale con tutte quelle persone anziane che non hanno molti impegni e così vengono a fare i bravi alle riunioni per la chiesa quando, mentre stavamo discutendo sul concedere o meno una sala del patronato per una festa dei giovani, si attaccò al campanello qualcuno. Mi alzai, facendo un gran rumore nel silenzio che pervase d’un baleno l’intera stanza dove si stava tenendo la riunione, ed andai ad aprire alla porta. Era il tecnico, chiamato la settimana prima, che era venuto per sostituire il toner della fotocopiatrice. Lo accompagnai nella stanza dove stava la macchina; anche se, in realtà, conosceva molto bene la strada e fui io a seguire lui. Lo conoscevo bene, era un signore sulla quarantina, abitava circa a un chilometro dalla canonica e per qualsiasi consulenza per l’appunto, tecnica, gli facevo squillare il cellulare e dopo alcuni giorni lui arrivava portandomi il pezzo da sostituire facendomi, come sempre, un prezzo senza guadagno. Appena finì di sostituire il toner gli buttai giù una domanda così, tanto per animare l’atmosfera e, sapendo che la nipote si era da pochissimo sposata, la domanda cadde proprio su quella questione. La domanda ve la lascio immaginare anche perché non ricordo di preciso quale fosse; sta di fatto che dopo avermi risposto con una breve conversazione spuntò fuori il fatto del ricevimento. La festa di nozze si era svolta in una villa: con spuntini, alberi in fiore e damigelle tutte in tiro e l’intero servizio era stato offerto dall’OMG (Operazione Mato Grosso). Non sapevo di preciso di cosa si trattasse ma nella fretta sua di dover andare a fare un’altra consegna e nella mia di ritornare seduto in mezzo agli anziani, feci appena in tempo a comprendere che si trattava di un organizzazione a scopo di volontariato verso alcune zone dell’America latina.

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