lunedì 15 marzo 2010

Capitolo 4°



La mattina seguente mi svegliai, dissi le orazioni del mattino, andai a fare colazione eccetera, eccetera. La giornata proseguì fino a sera con una tipica giornata da prete ma c’era qualcosa che continuava a tormentarmi fin dal mattino e appena mi svegliai il giorno dopo capii cos’era: dovevo partire, andare in una di quelle missioni. Telefonai al vescovo il quale, richiamandomi quasi dopo due giorni mi rispose che tra l’OMG e la chiesa non vi era alcun legame (il che è vero) e che se avessi voluto fare il missionario avrei dovuto semplicemente fare richiesta, la quale sarebbe stata sicuramente accolta. Ma io insistetti sul fatto che non volevo andare una qualsiasi missione ma proprio in una dell’organizzazione della quale mi ero innamorato. Probabilmente vi chiederete quale sia la differenza fra una dell’OMG da una classica della chiesa cattolica: beh la risposta è semplice, arrivare in una missione già “imbastita” con una comunità istruita al culto di Cristo e semplice, io invece volevo partire dal nulla o almeno da un qualcosa che non rappresentasse la chiesa come elemento conciliatore sotto un'unica veste, ma al contrario presentarmi come un uomo umile verso il prossimo e non essere privilegiato come sacerdote. Un altro fatto non meno rilevante è la presenza di giovani. A me piace stare a contatto con gruppi di giovani, che hanno un minimo di buon senso, che fanno qualcosa per aiutare la comunità e rendere più bello il mondo, anche nel loro piccolo; al contrario di altri cui interessa solo apparire. Era per questo che volevo andarmene da li portando del bene ad altri meno fortunati stando però vicino a giovani di buona volontà. Così decisi di partire.

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