venerdì 9 aprile 2010

- Un sogno fantastico -


Creato da: Gasparotto Marco (creativo);
Scritto e sviluppato da: Zaroccolo Alessia (editor);
Pubblicato da: Bregalda Alessandro (webmaster);

Capitolo 1

La giornata era trascorsa in modo molto nervoso ma, nello stesso tempo, anche velocemente così, senza quasi rendermene conto, mi ritrovai in camera mia disteso sul mio letto; ero stanco ma avevo gli occhi spalancati e fissavo ogni angolo della mia stanza e, improvvisamente, mi avvolsero una valanga di ricordi dei mesi prima: la mia ragazza che mi aveva lasciato senza una spiegazione, il lavoro che mi alternava giorni fitti di impegni ad altri in cui mi ritrovavo in ufficio a non fare niente, a parlare con il mio collega per ore e a bere anche una decina di caffè per rimanere sveglio, poi c’era anche la famiglia, sempre se di famiglia potevo parlare, con due genitori che vivevano a trenta chilometri di distanza l’uno dall’altro: si erano divisi quando ero poco più che un bambino e quello che ricordo di loro due insieme è qualche pranzo alla domenica a casa della nonna e tante litigate, veramente troppe, che si conclusero con una separazione che mi stravolse l’adolescenza; ero stato affidato a mia madre ma, a causa dei numerosi uomini che quasi mensilmente si portava a casa, avevo deciso di andarmene non appena ebbi compiuto diciotto anni. Mio padre, invece, si era ritirato in una tenuta in campagna dove viveva con una nuova donna di vent’anni più giovane di lui che, ovviamente, mirava soltanto al suo patrimonio; ogni tanto li chiamavo, non perché ne sentissi il bisogno, ma solo per ricordali che avevano un figlio anche se, dai pochi minuti che trascorrevo con loro al telefono, le conclusioni erano piuttosto deludenti: sembravano veramente non voler capire i miei stati d’animo, i miei giorni più tristi e le incertezze tipiche di un ragazzo di venticinque anni che, dopo l’università si trova catapultato in un mondo completamente nuovo come quello del lavoro.
Quella sera mi addormentai pensando a Martina, la mia ragazza: ci eravamo conosciuti quando avevamo quattordici anni durante il corso per il patentino del motorino e, per me, fu amore a prima vista: le chiesi il numero e cominciammo a frequentarci. Dopo circa un mese ci fu il primo bacio e ci fidanzammo: fu l’inizio di un periodo stupendo della mia vita, una rinascita dopo la separazione dei miei, quella ragazza mi aveva reso una persona migliore. La nostra storia durò molto: c’erano stati dei tira e molla come in tutte le coppie, periodi in cui ci lasciavamo per poi riprenderci e fu così fino a cinque mesi fa quando lei mi mollò lì senza nessuna spiegazione perché, di fatto, non esisteva un motivo valido per mettere la parola fine a una favola stupenda che mi aveva fatto sognare per moltissimo tempo e, allo stesso tempo, mi aveva fatto crescere come persona. Io avevo deciso di rimanere da solo nonostante molte ragazze mi chiedessero di uscire: avevo mantenuto quella cerchia di amici con cui ero cresciuto e con cui uscivo anche quando ero con Martina. Per fortuna avevo ancora la mia migliore amica Paola che cercava tutti i giorni di tirarmi su il morale, di stapparmi un sorriso e di farmi dimenticare Martina. La fine della nostra storia mi stravolse, ma ciò che mi fece soffrire di più fu la velocità con cui Martina si fidanzò con un altro ragazzo: non passò neanche un mese ed era già tra le braccia di Riccardo, il classico tipo che abita in centro, di famiglia benestante, lavoro sicuro e che si poteva tranquillamente permettere di cambiare una ragazza al mese, lo stesso tipo che proprio Martina aveva definito come un ragazzo di poco conto qualche tempo prima.
La loro storia continuava e io invidiavo in un modo assurdo Riccardo perché aveva al suo fianco la mia ex ragazza fantastica di cui ero ancora follemente innamorato e questo mi tormentava giorno e notte: non riuscivo ad accettare di aver perso Martina.

Capitolo 2

Il sonno mi prese e, poco dopo aver chiuso gli occhi, mi ritrovai catapultato in un altro mondo. Io amavo particolarmente ciò che mi succedeva di notte: le mie emozioni si addensavano in un modo davvero particolare, i baci che avrei voluto dare a Martina volavano verso l’infinito, in me usciva la forza di non dire che avevo ancora bisogno di lei, il mondo mi sembrava giusto perché tutti in quel momento stavano dormendo e, soprattutto, di notte il verbo amare mi appariva come un tempo al passato. Così, proprio di notte, cominciai a sognare Martina perché in quei giorni avevo pensato troppo a lei: era stupendo, mi ritrovavo in una realtà dove ero Riccardo. Mi riconoscevo in lui, frequentavo i suoi stessi posti, abitavo nella sua stessa casa e soprattutto la mia ragazza era Martina. Trascorsi una notte fantastica: sentirmi di nuovo il ragazzo di Martina era qualcosa di unico, una sensazione che non provavo da tanto. Mi risvegliai soddisfatto, con il sorriso nelle labbra, ed ero pienamente convinto di essere nella medesima realtà in cui ero cinque mesi prima quando ero ancora il ragazzo di Martina. Appena alzai la testa dal cuscino mi guardai intorno stranito, accesi la luce e andai in bagno per lavarmi il viso; mi vidi riflesso nello specchio e feci un sorriso accattivante, come farebbe una persona piena di sé. Tornai in camera e cominciai a vestirmi: dall’armadio estrassi una camicia bianca perfettamente stirata, me la misi e me l’abbottonai ordinatamente poi, dal cassetto, presi un maglioncino blu e me lo infilai come, subito dopo, un paio di jeans blu scuro. Accesi il cellulare e il primo pensiero fu quello di scrivere a Martina, la mia ragazza; in pochi secondi selezionai il menù, poi messaggi, quindi nuovo messaggio e rapidamente scrissi: e lo inviai a quel numero che sapevo a memoria. A pensarci adesso mi sembra davvero assurdo: io che, da quando ci eravamo lasciati, non le avevo più scritto nessun messaggio ed ero intimorito solo al fatto di vedere il suo numero nella rubrica ora, con molta tranquillità, le stavo scrivendo un messaggio chiamandola addirittura “amore”. La risposta di Martina arrivò dopo una manciata di minuti: una normale conversazione tra due venticinquenni innamorati che stanno insieme da tantissimo tempo. Quella mattina mi sentivo raggiante, mi ero svegliato come una persona nuova, ero diventato Riccardo, la persona che per molti, giorni, settimane e mesi avevo invidiato e, senza dubbio, la cosa più bella era che tutto questo meraviglioso cambiamento non mi era costato nessuna fatica, nessun litigio: solo una notte, un sogno e una metamorfosi incredibile.


Capitolo 3

Come tutte le mattine, scesi in garage e presi la mia Mini Cooper rossa e partii verso la caffetteria dove facevo tappa ogni mattina prima di andare in ufficio. Entrai e la ragazza dietro il bancone che aveva fatto il mio stesso liceo mi salutò:
- Ciao Riccardo! Va bene il solito anche questa mattina? - mi chiese.
- Sì certo Manuela - le risposi gentilmente.
Mi presentò un cappuccino con un cornetto alla marmellata ancora caldo che mangiai molto volentieri. Dopo pochi minuti pagai il conto e uscii dal bar per recarmi al lavoro: erano già le 8:20 e dopo dieci minuti dovevo cominciare. Ripensandoci mi sembra davvero incredibile perché tutti mi riconoscevano come Riccardo e non come Marco, quello di sempre: prima con le risposte di Martina al cellulare, poi al bar con Manuela, dopo ancora al lavoro con i miei colleghi. Infatti, entrai in ufficio, appoggiai il mio cappotto in una sedia e subito da dietro mi salutò Daniele, il mio grande amico di sempre:
- Ciao Ricky, ti vedo bene questa mattina, novità? – mi chiese con tono amichevole.
- No, tutto come al solito. Sono contento perché finalmente è arrivato il Venerdì e domani vado a sciare con Martina – risposi.
- Beato te! Io questo fine settimana devo rimanere a casa per finire del lavoro arretrato da tempo -.
Comincia subito il mio lavoro al computer: quel progetto mi teneva occupato da parecchie settimane ormai. Quella mattina la mia mente iniziò ad organizzare il tempo che avrei passato insieme alla mia ragazza, le sorprese che le avrei fatto, l’anello per l’anniversario, la cena, l’hotel, il candore della neve: tutti i miei pensieri erano avvolti dolcemente da quella ragazza occhi cielo di cui mi ero innamorato quando ero adolescente. Di tanto in tanto i miei colleghi mi venivano da dietro e mi davano un colpo nella spalla come per svegliarmi perché ero completamente assorto nei miei pensieri e sembravo essere in un altro pianeta. Così, tra mille progetti e idee, tra mille fantasie e altrettanti sogni arrivò la tanto attesa ora di pranzo che oggi sarebbe stata davvero speciale perché al mio fianco ci sarebbe stata Martina che, con il suo sorriso e la sua dolcezza, avrebbe riempito anche quel momento che altrimenti sarebbe stato terribilmente noioso.


Capitolo 4

Spensi il computer cinque minuti prima del solito, mi sistemai il colletto della camicia, presi il mio cappotto e partii alla volta di quella paninoteca del centro che era stata da poco ristrutturata; mi ci volle circa metà del tempo che di solito impiegavo per raggiungere i portici, quindi la porta a vetri: ancora prima di entrare vidi, attraverso delle tende, la mia amata che mi stava aspettando già seduta in un tavolino.
- Ciao, amore! – la salutai io.
- Ciao, cucciolo! – mi rispose lei.
Per un po’ non sapevo più cosa fare e dove guardare: ero completamente perso nei suoi occhi, navigavo incredibilmente in quei due specchi azzurri che riflettevano una luce insolita e radiosa nel mio volto che si colorò come un arcobaleno dopo una breve pioggia estiva. Il tempo trascorse molto velocemente, tra un morso al mio panino e una parola a lei. Con molta complicità ci mettemmo d’accordo per il weekend che avremmo trascorso insieme, proprio nello stesso modo in cui ci saremmo parlati qualche mese prima: inutile da dire, io e Martina eravamo una coppia felice e serena, senza nessun tipo di problema o incomprensione. Pazientemente attesi che Martina terminasse il suo panino vegetale, andai alla cassa e pagai il conto da bravo gentiluomo come mi aveva insegnato mio padre. Uscimmo dalla paninoteca mano nella mano ed ecco che, voltandomi, vidi Marco, l’ex di Martina, che veniva avanti da destra; la scena fu piuttosto imbarazzante: Marco, visibilmente intimidito dalla mia presenza, accennò un ciao mordendoselo tra le labbra che pronunciò abbassando la testa. Neanche il tempo di un come stai che Marco se ne andò, camminando alquanto velocemente: quella situazione gli stava davvero troppo scomoda per rimanere lì un secondo in più del dovuto. Per rispetto della mia ragazza preferii non dire niente in merito all’incontro che avevamo appena fatto, così riprendemmo la nostra passeggiata per il centro; proposi a Martina di fermarci un attimo dai miei genitori che abitavano proprio nel centro storico, in un appartamento al secondo piano di un palazzo dell’Ottocento. Di lì a cinque minuti raggiungemmo il portone e salimmo: mia madre era ai fornelli, mio padre era nel divano e stava leggendo la sua solita rivista mentre mio fratello Francesco era da poco arrivato da scuola. Tutti furono molto contenti di vedere me e Martina così, ci fermammo per poco, giusto il tempo di un caffè e di una breve chiacchierata; salutammo i miei genitori e scendemmo. La pausa pranzo si stava concludendo, così io tornai al mio ufficio mentre Martina si avviò al negozio di abbigliamento dove lavorava come commessa.


Capitolo 5

Il pomeriggio passò in un lampo e così si concluse anche quell’ennesima giornata lavorativa: era arrivato il tempo di partire per la montagna. Verso le 20 passai da Martina, caricai le sue valigie nella mia Mini fiammante e partimmo per la Val Senales, meta che già altre volte avevamo scelto per trascorrere qualche giorno in tranquillità; poco prima delle 23 raggiungemmo il nostro hotel, lo stesso in cui andavo io con i miei genitori e mio fratello quando ero ragazzino. Rapidamente sistemammo i bagagli nella nostra camera e, abbracciati e più innamorati che mai, cominciammo a guardare da una finestra ciò che stava accadendo fuori: la neve cadeva lievemente e ricopriva tutto con il suo manto candido. Stanchi dalla giornata di lavoro e dal viaggio, ci stendemmo a letto e immediatamente ci addormentammo consapevoli della giornata stupenda che ci sarebbe aspettata l’indomani. Eravamo noi, Riccardo e Martina, sempre insieme, dovunque, in qualsiasi condizione ma sempre noi come quando, parecchi anni prima, ci eravamo incontrati all’autoscuola. Sempre e ancora noi, con i nostri sogni, i nostri progetti per il futuro, le nostre speranze e un desiderio comune: quello di stare insieme perché era proprio lo stare insieme che ci faceva stare bene.

Capitolo 6

Stavo così bene che faticavo a credere a tutto ciò; sembrava più un sogno che una fantastica realtà e, purtroppo, era proprio così. Mi risvegliai nel mio letto, ero tutto scoperto e sudavo parecchio, rimasi immobile alcuni minuti non volendo accettare la realtà: Martina era solo un sogno e ancor di più tutto quello che avevo passato insieme a lei. Era solamente un sogno, un sogno fantastico.

mercoledì 7 aprile 2010

A tra poco!


Buongiorno visitatori del blog! Venerdì pubblicheremo il quarto racconto e speriamo vivamente che vi piacerà. Ringraziamo tutti coloro che hanno votato nel sondaggio permettendoci così di migliorare in corsa il nuovo racconto. Quindi, a venerdì!