venerdì 5 febbraio 2010

- Quel maledetto voto -



Capitolo 1

Il professore entrò in aula.
L’intera classe si alzò accennando un saluto mentre il professore, senza nemmeno ricambiare, si sedette stravaccandosi nella poltroncina per gli insegnanti e stette alcuni secondi impassibile.
Poi ad un tratto esclamò: -Un disastro i vostri compiti!- Riferendosi alle verifiche della settimana precedente.
-Dovreste vergognarvi, se io alla vostra età avessi portato a casa dei voti simili non oso pensare cosa mi sarebbe capitato!-
Dopo questa prefazione si raddrizzò sulla sedia, aprì la sua valigetta di pelle nera ed estrasse un plico di fogli rilegati con una fascia di cartoncino con impresso la stemma della scuola.
Guardando uno dei ragazzi in primo banco ordinò: -Vezzali, distribuisci questi orrori che io non voglio nemmeno vederli!-
L’alunno si alzò, prese le verifiche dalla mano sinistra del professore e cominciò a distribuirle.
Baroccolo, Ceralda, Farotto, finchè giunse la sua; osservò con ansia la parte alta a destra del foglio e vide un segno rosso di penna stilografica, una penna antica in cui scorreva un rosso acceso, come lo stupore che provocò al giovanotto quando lesse: 3- .
Quella cifra bloccò la salivazione del giovane che rimase basito e più fissava il voto, più gli si allappava la lingua e la respirazione diveniva faticosa.
Bisogna dire che Vezzali non era un secchione e nemmeno una nullità in ambito scolastico ma proprio quel giudizio era totalmente non condiviso dal ragazzo; non perché avesse paura di una qualche reazione dei genitori, del professore o chissà che, ma perché era consapevole che tale verifica sarebbe stata molto importante e avrebbe influito notevolmente sul voto finale e proprio per questo aveva studiato fino all’esaurimento quella materia trascurando, purtroppo, le altre.
Era sicuro anzi, sicurissimo che sarebbe andata splendidamente, tanto da beffeggiarsene della facilità della stessa verifica nel momento in cui venne consegnata.


Capitolo 2

Vezzali smise di consegnare e rimase immobile mentre il resto della classe lo sollecitava a distribuire i compiti rimanenti ma lui era lì fermo e impassibile.
Mille pensieri gli passarono per la testa in quell’istante che sarebbe impossibile menzionarli tutti.
Poi continuò la consegna; appena ebbe finito tornò al suo posto, dove aveva lasciato la sua verifica, sedendosi la prese fra le mani stropicciandola ai lati e intanto rileggeva infinite volte quella cifra araba scritta in rosso.
Risvegliatosi da quella specie di trans guardò gli errori che il professore aveva corretto e li rilesse tutti alcune volte poi prese il libro di testo e si mise a controllare.
Ogni pagina che sfogliava era una sofferenza, ogni suo dubbio si accertava e infine concluse: il professore ha torto!
Il testo del libro era dalla sua e ogni errore commesso era assolutamente contestabile.
Fu così che prese coraggio, si alzò dal banco e si diresse verso la cattedra dove stava il professore adagiato sulla poltroncina come se fosse al cinema.
-Professore-
-Sì?-
-Avrei un dubbio riguardo la verifica…-
-Ebbene?-


Capitolo 3

- Nella domanda 9 lei chiede quale sia la capitale amministrativa della Repubblica Sudafricana, no? Ecco io ho scritto Pretoria e lei me lo ha contato come errore ma nel libro è scritto così.-
- Mi faccia vedere -
Il professore prese il foglio, lo controllò con più attenzione e si accorse dell’errore commesso;
- Tanto non cambia nulla – disse. E cancellò il voto per mettere un altrettanto orrido 4½.
- E poi, – Vezzali si riprese il foglio per accertarsene - ho notato che nell’esercizio di completamento sulla politica del Congo e della Nigeria lei mi ha tolto 20 punti su 25 anche se alcune cose che ho scritto risultano vere nel libro -
Il professore, evidentemente stizzito, si rimise gli occhiali e ricontrollò l’esercizio con più attenzione e dopo qualche minuto si rivolse di nuovo a Vezzali con un’espressione sorpresa.
- Certo- disse – ma queste mie sviste non ti toglieranno di certo dai guai dato che hai esattamente un 5, un 6,½ e un 5,½. Questa verifica è sempre e comunque insufficiente anche correggendo i miei errori di distrazione. – Cancellò di nuovo il voto per scrivere un immeritevole 5,½. Vezzali torno al suo posto un po’ crucciato ma deciso a non darla vinta al professore. Ricontrollò la verifica per la terza volta e si accorse di un nuovo errore commesso dall’insegnante.
- Professore? -
- Cosa c’è ancora? -
- Ho notato che nel primo e nel secondo esercizio, quello sulle date, io avevo scritto giusto solo che lei le ha segnate quasi tutte come errori.-
Il professore, dalla espressione alquanto irritata, riprese in mano la verifica.
- Lei qui mi mette che l’indipendenza della Somalia è avvenuta nel 1960, un errore grave dato che l’abbiamo studiata quasi per due settimane -
- Ma professore, guardi che è giusto 1960, è lei che ha sbagliato -
- Ma come si permette! Lei sta insinuando che io non faccio bene il mio lavoro? Se ne vada al suo posto e invece di protestare ripensi agli errori che ha commesso e cerchi di studiare di più la prossima verifica. -

Capitolo 4

Vezzali tornò al posto amareggiato poiché non era riuscito a farsi valere con il professore. Era evidente che le correzioni apportate nel suo compito erano errate: il libro era dalla parte del ragazzo. L'insegnante non aveva ammesso di aver sbagliato ed era riuscito, come ben sapeva fare, a mandare al posto il povero ragazzo con un discorsetto che l'aveva fatto svergognare davanti a tutta la classe che, ad un certo punto, si mise addirittura a ridere. Si sedette nella sua sedia, in fondo alla classe a sinistra, ripose con disprezzo la verifica nel banco e si mise a borbottare con il compagno che, come lui, aveva ricevuto un brutto voto ma che non aveva avuto il coraggio di contestare. Ad un certo punto, Vezzali uscì con una frase che lasciò a bocca aperta tutti: -Non esiste la democrazia! I professori hanno sempre ragione!- Immediatamente l'insegnante, adirato da quelle parole, si alzò e con tono intimidatorio disse: -Vezzali, il tuo libretto sulla cattedra! - Il ragazzo senza protestare lanciò il suo libretto personale proprio di fronte allo sguardo del professore che non azzardò a scrivere nulla. -Voi volete sempre avere sempre ragione e questo non è giusto!- Ripeté il ragazzo. L'insegnante rimase immobile a tutte quelle accuse, come fosse impotente. La campanella interruppe quel silenzio irreale e lasciò tutto senza normale, senza nessuna differenza: Vezzali con il suo 5 ½ e l'insegnante con le sue accuse. Tornato a casa, il ragazzo salì in camera sua e continuò a rimunginare su quel voto che non gli avrebbe permesso di trascorrere decentemente le vacanze estive. Arrivò il giorno della consegna delle pagelle e Vezzali, preoccupato, tornò a scuola per verificare il voto in geografia. Si avvicinò titubante alla vetrina con appiccicate in essa tutte le pagelle e il suo occhiò salto subito alla sua. Italiano, matematica, biologia, geografia… voto 6. L’insegnante aveva capito e gli aveva alzato il voto! Vezzali tornò a casa saltellando e raccontò tutto ai suoi genitori. Adesso poteva trascorrere le vacanze senza preoccupazioni di vario genere!

Alessia Zaroccolo
Marco Gasparotto
Alessandro Bregalda