venerdì 12 marzo 2010

Capitolo 7°



Dormivo in quella branda ormai da quasi sei mesi e, bene o male, le cose procedevano ad un ritmo costante. Il servizio reso a quella comunità mi rendeva soddisfatto sempre di più. Sapevo che tra qualche giorno sarei partito quindi, a malincuore, cominciai a passeggiare avanti e indietro per quella mia stanza e, alzando lo sguardo di tanto in tanto, osservavo le pareti nude. Ero inoltre a conoscenza che quel periodo trascorso in questo angolo incontaminato di mondo non era stato inutile: era stato un fatto che aveva in qualche modo scosso quella comunità e, seppure per un breve periodo, l’aiuto da me portato sarebbe stato molto utile. Stavo camminando e improvvisamente piombò nella stanza un bambino di circa 8 anni, o almeno credo, con l’intento di consegnarmi una lettera arrivata dalla città più vicina un paio di giorni prima ma, avvicinatosi a me, vide il mio sguardo triste e me ne chiese la ragione.
-Tra qualche giorno partirò- spiegai
Il bimbo stette immobile davanti a me per parecchi secondi e, una volta consegnatami la lettera in mano, mi strinse a sé dicendo: -non voglio che vai via- mi lasciò secco; nessuno aveva mai dimostrato tanto affetto nei miei confronti.
Capii in quell’istante che il mio posto era lì, in mezzo ai bisognosi, e non nelle comodità e nel lusso fra cui vivevo prima: dovevo rimanere.
Sono passati ormai tre anni da quando sono venuto qui in Bolivia e più il tempo passa, più cresce in me la ragione che una scelta più giusta non avrei mai potuto farla.

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